Torniamo a parlare di accessibilità nelle scuole, perché abbattere le barriere architettoniche in queste strutture è un argomento che ci sta particolarmente a cuore.
Non siamo, purtroppo, in Valle d’Aosta, dove si registra il 66% di scuole a norma, ma in una parte d’Italia, il Mezzogiorno, dove si toccano i livelli più bassi, pari al 26%.
I dati mostrano come la barriera più diffusa nelle scuole italiane sia la mancanza di un ascensore o la presenza di un ascensore non adatto al trasporto delle persone con disabilità.
Nonostante la percentuale di scuole accessibili risulti piuttosto bassa, solo nell’11% dei plessi scolastici sono stati effettuati, nel corso dell’anno, lavori finalizzati all’abbattimento delle barriere architettoniche.
Tuttavia, se si considerano le sole scuole primarie e secondarie di primo grado, negli ultimi cinque anni è migliorato il livello di accessibilità grazie esclusivamente a una riduzione delle barriere fisiche. La quota di scuole accessibili da un punto di vista fisico è passata infatti dal 14% dell’anno scolastico 2013-2014 al 33% dell’anno scolastico 2017/2018. La presenza di barriere senso-percettive resta invece stabile nel tempo intorno al 20% delle scuole.
Come ha già detto qualcuno: «L’accessibilità non è un optional o, peggio ancora, una gentile concessione da “elargire” alle persone con disabilità, ma un diritto da garantire in partenza a tutti i cittadini, anche e soprattutto a scuola. Solo così si potrà assicurare una volta per tutte agli alunni e studenti con disabilità del nostro Paese la realizzazione di un progetto di vita indipendente, riconoscendo loro i sacrosanti principi di autodeterminazione e cittadinanza attiva, con la garanzia di un autentico processo di inclusione».
Anche se dal 2014 il Ministero ha investito circa 3 miliardi di euro per la messa in sicurezza, l’adeguamento e l’efficientamento delle nostre scuole, ad oggi, dei 7.000 cantieri avviati, solo 5.000 sono stati completati, questi ultimi, per altro, riguardanti solo per il 10% edifici di nuova costruzione.
Si tratta, in sostanza, di numeri assolutamente insoddisfacenti, dal momento che il patrimonio immobiliare scolastico italiano è costituito da ben 42.000 edifici, che in larga parte sono risalenti agli Anni Settanta del 1900.
Ciò significa che di lavoro da fare ce n’è ancora tanto.