Accessibilità. Una parola che tutti incontriamo, più o meno quotidianamente, ma sappiamo davvero cosa significa?
Accessibilità fa rima con disabilità oppure è una caratteristica della città a cui aspirare per la libertà di movimento di tutti i cittadini?
Le mamme e i papà che spingono un passeggino riescono a utilizzare i marciapiedi?
E i ragazzi come si muovono in città? Chiunque abbia figli o nipoti dai 10 anni in su inizia a guardare la città con occhi diversi, provando a individuare i percorsi sicuri che permettono a un ragazzino di raggiungere in autonomia la scuola, il centro parrocchiale, la biblioteca, senza auto, senza l’aiuto di un adulto.
Pensiamo alle scuole. La disabilità può diventare sinonimo di discriminazione e mancanza di opportunità, sia per il minore che per la famiglia. Una scuola accessibile, una didattica inclusiva e professori formati sono le chiavi di un cambiamento possibile. Per garantire ad ogni individuo il diritto fondamentale all’istruzione e far crescere la sensibilità di istituzioni e comunità.
Purtroppo solo il 34% delle scuole del primo ciclo, dei circa 26mila edifici, risulta accessibile e privo di barriere. Lo rivela l’Istat nel Rapporto annuale 2018, dal quale emerge che al Sud le scuole attrezzate sono solo il 26%. Secondo l’indagine gli alunni con disabilità nell’anno scolastico 2016-2017 sono stati quasi 160mila, un numero in costante aumento negli ultimi 15 anni.
Il 3,5% del totale degli studenti che in Italia frequentano scuole del primo ciclo (elementari e medie), statali e non, è afflitto da forme di disabilità. Si tratta di quasi 160mila alunni che, stando al Rapporto annuale 2018 dell’Istat, non possono usufruire delle strutture scolastiche alla pari dei compagni di classe.
Più precisamente le strutture scolastiche pienamente accessibili al Nord sono il 40%, mentre al Sud la percentuale scende al 26%. E anche dividendo il Paese in diverse macro-aree si evidenziano sostanziali differenze. Al Sud costituiscono un’eccezione al trend deficitario Oristano e Barletta-Andria-Trani che hanno standard decisamente più elevati rispetto alla media nazionale con il 52 e il 48% di accessibilità. Tra le strutture carenti, secondo l’Istat, in circa la metà dei fabbricati mancano ascensori a norma, servoscala o rampe. Mentre sono meno gli edifici sprovvisti di servizi igienici, scale o porte a norma.