Invecchiare in casa propria sembra scontato – specie quando si è proprietari delle case in cui si vive – ma non lo è affatto.
“La possibilità di assecondare questa scelta – come ha spiegato Claudio Falasca, direttore dell’Associazione Abitare e Anziani – senza che sia penalizzante, dipende in larga misura dalla qualità della loro abitazione e del welfare di prossimità, ovvero il quartiere in cui l’anziano vive”.
Sono aumentati gli anziani con limitazioni funzionali e il tessuto abitativo non sembra essersi adeguato a questa «emergenza». Dai dati emersi da ricerche effettuate sul tema, risultano troppe le abitazioni senza ascensore: il 55,7% delle abitazioni oltre i due piani, in cui vivono persone anziane, appunto.
La condizione urbana, inoltre, è sempre più critica, con una crescita veloce e disordinata dell’inurbamento: nel 2050 è previsto che la popolazione urbana sarà del 78%.
“Abbiamo un numero sempre crescente di anziani con limitazioni funzionali – secondo Falasca – la maggior parte dei quali abita in case di proprietà, molto grandi ma non adeguate ai loro bisogni. L’assistenza domiciliare grava soprattutto sulle famiglie, mentre il sistema dei servizi socio-sanitari è inadeguato per consistenza e presenza sul territorio. Le città sono diventate nemiche degli anziani”.
Se questo è il quadro, poco rassicurante, quali sono le possibili soluzioni?
«Ripensare i modelli abitativi; costruire un rapporto di coerenza tra dimensione urbanistica e dimensione sociosanitaria; abbattere le barriere; rendere smart il sistema dei servizi socio assistenziali.» Una trasformazione che non può essere realizzata in tempi brevi, e richiede un lungo lavoro nel corpo della società costruito sulla base di processi partecipativi sostenuti da un chiaro progetto culturale e politico.
Occorre, insomma, mettere in campo una nuova offerta abitativa che dia risposte ai diversi bisogni, condizioni e vulnerabilità che possono intervenire nella vita di tutti ed in qualsiasi momento.
Esistono già soluzioni efficaci in questo senso, come abitazioni singole o raggruppate (negli Stati Uniti, in Canada e nel Nord Europa), che prevedono quasi sempre spazi comuni, iniziative di aggregazione e socializzazione, e sono dotate di alcuni servizi di base (in genere una portineria-reception o operatori con funzioni di primo contatto, servizi di allarme o telesoccorso, ausili per la mobilità, tra cui miniascensori o montascale, monitoraggio e servizi di rassicurazione) e altri servizi fornibili a richiesta (ristorante o preparazione dei pasti, spesa, ritiro della posta, pulizie domestiche, assistenza alla persona).
L’obiettivo dev’essere quello di garantire alla popolazione anziana, ma non solo, di abitare in autonomia in una cornice di tutela e assistenza.